Un’isola pressoché vergine, dove la foresta equatoriale vive e si riproduce senza incombenti minacce. Docili declivi ed aspri picchi, che ricordano i camini delle streghe, ottimo cibo locale composto dal pesce, dai frutti tropicali e dal maiale semi-selvaggio autoctono. Infine i tramonti pennellano di vivaci colori il cielo nell’ora dei vespri, placando gli eventuali dolori dell’anima ed infondendo nuove speranze per il futuro. Questa è São Tomé, un’isola di smeraldo nascota nei glanghi di un tempo lento dimenticata dalla nostra era colma di istanti fugaci fini a se stessi. Mi sono addentrato nell’esplorazione di questa isola assieme al “ Compadre”, un navigato cooperante portoghese, figlio dell’Africa e dell’Asia allo stesso tempo. Il Compadre è un buongustaio, quindi è stato facile scoprire i deliziosi gusti della cucina locale. Un posto da non perdere è Roça São João, dove il famoso chef João Carlos Silva ci ha deliziato con una ventina di
portate che hanno esaltato tutti i sapori ed i prodotti dell’isola. La “Rosa” così si chiamano le antiche fattorie portoghese, produce tutto in proprio; dal pollame, al caffè ed al cacao. Un’esperienza degustativa che vale la pena fare. Un’altra tappa da non perdere è la fabbrica del cioccolato e del caffè dell’italiano Claudio Corallo. Fiorentino di nascita, ma con una lunga esperienza in Africa, il cioccolato ed il caffè che produce sono di una qualità superba. I prodotti lavorati enfatizzano il gusto originale, per esempio il cioccolato ha il gusto vero di cacao, senza zuccheri ed aditivi aggiunti. Tappa d’obbligo per chi vuole assaporare il vero ed intatto gusto del cacao. I frutti di mare sono il piatto forte della cucina di São Tomé, ma anche il maiale autoctono che scorrazza nelle selve e nei villaggi, ha un sapore incredibile, privo di grassi in eccesso e dalla carne soda. La buona cucina si concilia con le bellissime spiagge che non hanno nulla da invidiare a quelle caraibiche, sabbia bianca o nera, a seconda se la sabbia sia di origine vulcanica o no, acque turchesi e pochissime persone che le visitano. Una delle spiagge più belle è sicuramente Praia Picina al Sud.
L’acqua è un elemento che permea l’intera isola, infatti sono numerosi i rivoli ed i fiumiciattoli che vi scorrono. Spesso questi rivi vengono presi d’assalto dalle donne del posto, intente a lavare i vestiti della famiglia, mentre i propri bambini si bagnano e si divertano nuotando. Essendo un’isola equatoriale non è raro imbattersi nella pioggia, sovente dura al massimo una mezz’ora prima di riportare il sereno ed il cielo pastellato di sempre. Per rilassarsi ulteriormente è buona norma degustare la birra nazionale, la “nacional”, rigorosamente senza etichetta, inconfondile e dal gusto vivace. Un’ottima compagna dopo una giornata a nuotare o a fare un’escursione nella selva. Il Compadre è un grande cultore della birra ed è un piacere condividere con lui questa birra al crepuscolo, parlando di Africa, del nostro lavoro, della vita, del bene e del male e del piccolo pezzo di paradiso che siamo riusciti a scovare in mezzo all’Oceano Atlantico. A volte si necessita intraprendere un piccolo viaggio introspettivo, soprattutto per sanare ferite, preoccupazioni e strani pensieri. Un luogo incastonato in un tempo lento, come São Tomé, può sicuramente aiutare a mettere in ordine nella propria mente, accantonandono o gettando via ciò che non è essenziale e che magari ci siamo convinti che lo è. Immergersi nella tranquillità fa effettivamente emergere il superfluo e ciò che è incompatibile con la propria vita ed il proprio essere. Nutrirsi di buone cose e buone persone, questo è l’essenziale, lasciandosi alle spalle gli affanni e le delusioni sempre figlie di istanti che non hanno radici e che si perdono repentini in un oblio infinito. Como Odisseo scappiamo dai Lotofagi, i petali del Loto seppur bellissimi non sono l’essenziale della nostra vita. Salutando il Compadre che riparte per l’Angola, trascorro ancora due giorni per i declivi di São Tomé che mi regala ancora uno dei più bei tramonti che ho mai visto in vita mia. Si vede che siamo lontani dalle diafane coste dell’Africa Occidentale dove raramente è possibile mirare un tramonto carminio, solo la luce di oro pallido di Dakar può effettivamente farti trascendere.
Il cielo è di un rosso carminio virante al rosa pallido, le sfumature di colore ancora una volta leniscono gli affanni ed infondono quiete, mi appresto a lasciare l’isola, la pioggia accompagna il mio ultimo giorno. Si ritorna nel continente, questa volta noi figli di Odisseo abbiamo trovato una piccola Itaca nella quale soggiornare e dimenticare per un po’ le altre rotte, le fatali sirene e la voglia di spingersi oltre.