Sorella morte

funerale-ghanaSan Francesco la chiamava “sorella morte”, colei che ci libera da ogni male. Ed io ho sempre sposato questa visione, rafforzata anche da 6 anni come volontario presso una mensa francescana dei poveri, dove ho imparato e toccato con mano, chi era San Francesco e quale incredibile messaggio ha lasciato ai posteri. I funerali da noi sono sempre qualcosa di straziante non si vede l’ora di sotterrare il defunto, gli stessi medici insistono affinché il corpo venga inumato il più presto possibile. Il funerale viene celebrato in fretta e furia, spesso in una chiesa e con un parroco che non ha mai conosciuto il defunto. Dopo la funzione l’inumazione, e poi tutti a casa, a piangere di nuovo. Quando è morto mio padre,io sapevo di affrontare tutto questo, ma una cosa l’ho voluta fare, per scardinare questo ingranaggio unto di sole lacrime e dolore; al termine della funzione, sono salito sull’altare, con l’appoggio di mia sorella, ed ho letto un discorso che ringraziava mio padre e lo ricordava nei suoi momenti più felici, negli insegnamenti che mi ha donato e nelle sue frasi comuni. Ho voluto ricordare ciò che di buono ho vissuto con lui, seppur consternato dalla sua dipartita. Molte persone mi hanno detto dopo che non ce l’avrebbero mai fatta a leggere un discorso, come invece ho fatto io. Per me è stata una esigenza, non potevo salutare mio padre solamente con una diafana mia presenza, silenziosa, che non osava proferire parola, neppure un grazie. Sabato scorso mi sono trovato a presenziare ad un funerale di un padre di un ragazzo che conosco qui in Ghana, ed ho scoperto e ritrovato ciò che San Francesco chiamava “sorella morte”. In Ghana quando muore una persona  non si celebrano subito i funerali, non c’è nessun “dottorino” che sprona a seppellire il tuo caro, perché gli serve spazio nell’obitorio. Il funerale si celebra due o tre mesi dopo il decesso, perché bisogna preparare la grande festa, l’ultimo saluto alla persona che si ama, quindi invitare tutte le persone vicine al defunto, anche quelle che vivono lontano, poiché devono organizzare il proprio viaggio in tempo. Quindi dopo che tutto è stato organizzato nei minimi dettagli, si celebra la funzione religiosa e si seppellisce il defunto. I cimiteri ghanesi parlano della vita dopo la morte, e non sono per niente tetri, molte tombe sono a forma di letto, ed i parenti dei defunti vi si sdraiano sopra, addirittura vi dormono. Rimane un forte legame con gli antenati, un forte legame che traspare in ogni casa ghanese. Vi sono anche cartelli al limite dell’ironico “Remember you, we will be back”. cemetery-ghanaIl ragazzo a cui è morto il padre è un lavoratore della casa salesiana in cui vivo, e quindi mi sono coordinato con tutti i vari colleghi per andare assieme al funerale. Abbiamo preso un pulmino ed a me più che andare ad un funerale sembrava andare in gita scolastica, tutti nel pulmino ridevano e scherzavano, rigorosamente vestiti di nero, ma l’atmosfera era allegra. Poiché eravamo tutti vestiti di nero ed era una cosa inusuale e caratteristica, quasi burlesca, le ragazze hanno iniziato a fotografarsi e mi hanno coinvolto in questo set fotografico surreale. Dopo l’interramento, il funerale non finisce, ma inizia. Si va tutti al ristorante dove oltre ad un lauto pranzo ci sono musica dal vivo, danze, balli ed un animatore che gestisce il tutto e sprona la gente a danzare. Una vera festa, con tanto di souvenir; vi sono dei tovaglioli con la faccia del defunto, molti cari indossano una t-shirt anch’essa con la faccia del defunto, ed inoltre all’entrata del ristorante campeggia una gigantografia, sempre del defunto. La gente mangia, ride, schiamazza, si scherza anche con parenti prossimi del defunto, che stanno assolutamente al gioco. Dopo aver mangiato ce ne andiamo sempre tutti quanti assieme, come un’allegra comitiva che ha appena passato una splendida giornata assieme, mangiando, bevendo e ridendo. La mia collega Stella si volta verso di me e con una voce squillante mi dice:“ Noi ai funerali non piangiamo”.

Sono sempre più convinto che il male nella vita sia altro, non la morte. Possiamo essere tristi, provare tanto dolore, che spesso si traduce in incubi la notte, ma se c’è questo dolore, significa che possiamo amare quello persona tanto, e l’amore per quella persona esige che sia celebrato e preservato sempre, ed è più forte della morte, dell’assenza della persona stessa, e poi non tutte le lacrime sono un male. Noi ai funerali non piangiamo, festeggiamo e ricordiamo il grande amore per la persona scomparsa. Medase Pa…. Grazie mille.

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